Recensione Ultimo Album Arcade Fire “The Suburbs” [Massimo Bianconi & the Music]

“The Suburbs” degli Arcade Fire era probabilmente l’album più atteso dell’anno, almeno fra chi la musica la segue con passione e in modo attivo.

La band canadese debuttò sei anni fa con quello che per molti è l’album più importante dello scorso decennio, dopo “Kid A” dei Radiohead: “Funeral”. Un disco unico e pieno di melodie trascinanti quanto azzeccate.

La seconda prova, “Neon Bible” del 2007, probabilmente non riuscì a ripetere del tutto l’impresa del debutto ma confermò gli Arcade Fire ai vertici della musica che conta, grazie a brani come “No Cars Go”.
L’uscita di “The Suburbs” è stata anticipata dalla pubblicazione e dall’esecuzione live di alcuni dei brani contenuti nell’album. Brani che sinceramente mi avevano convinto poco, soprattutto conoscendo i lavori precedenti.

L’impressione negativa è stata confermata anche dal primo veloce ascolto dell’album: pochi brani che colpiscono fin da subito.

Con i successivi ascolti le cose sono cambiate: i brani hanno iniziato a crescere. Si segnala una maggiore varietà del suono che però si allontana forse un po’ troppo dal tipico Arcade Fire-sound, risultando a volte un pelo anonimo.

Due sono i brani che si discostano completamente dal resto dell’album: “Month Of May”, retro-rock decisamente banale, e “Sprawl II (Mountains Beyond Mount)” dove sembra di sentire gli Abba. “We Used To Wait”, una delle più convincenti, è invece il ponte ideal con il passato.

Pur non suonando troppo “studiato” (per fortuna…), nel complesso “The Suburbs” è un’album curato nei minimi particolari, che sposta le coordinate degli Arcade Fire verso nuovi territori, probabilmente più maturi ma allo stesso tempo un po’ più insipidi. Rimane una delle uscite migliori dell’anno, ma da loro mi aspettavo qualcosa di più.

… E vogliamo parlare del nuovo video “sperimentale” (google Chrome + HTML5) di “We Used to Wait”/The Wilderness Downtown ??

Qui il mio articolo al riguardo…

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21 risposte a Recensione Ultimo Album Arcade Fire “The Suburbs” [Massimo Bianconi & the Music]

  1. giovanni ha detto:

    avrei scritto esattamente le stesse cose.

  2. paolo ha detto:

    concordo in parte…secondo me è troppo lungo(2-3 canzoni non le avrei messe)e anche la scaletta delle canzoni non è molto azzeccata…

    rimango dell’idea cmq che sia un buon album…e che avrebbero dovuto iniziare l’abum con la versione finale di “The Suburbs”..fatta in quel modo..avrebbero spiazzato il pubblico..sentite bene come canta in quei pochi secondi….

  3. nevillechamberlain ha detto:

    la prima cosa che mi ha colpito è stata che rispetto ai precedenti è un album che suona quasi allegro, ma è evidentemente un’allegria dissimulata, i testi delle canzoni sono tutt’altro che allegri. sicuramente si sono spostati rispetto a funeral e a neon bible (che era un funeral un po’ sbiadito), ma devo dire che ogni ascolto migliora la mia considerazione dell’album. effettivamente è un po’ troppo lungo, ma siamo comunque a livelli altissimi. l’atomsfera però è azzeccata, è un disco sull’adolescenza e anche musicalmente viene richiamata (per sprawl II più che sugli abba andrei su riferimenti un po’ più eighties, tipo blondies, susie & the banshees). credo mi piacerà.

  4. nevillechamberlain ha detto:

    siouxie, ovviamente.

  5. Francesco ha detto:

    saran dettagli, ma una recensione coi titoli sbagliati (“Sprawl II: Mountains Beyond Mountains”, lo ripete chiaramente diverse volte nel brano) fa pensare ad una recensione fatta perchè qualcuno ha chiesto di farla, o per dovere, e non per vero interesse. Fatta di fretta, appunto.

    • bianconimassimo ha detto:

      al posto di “di fretta”, mettiamo “spontaneamente”.
      Perchè è così che l’ho scritto.
      Per il titolo mi scuso, capita quando ancora non ci si ricordano i titoli a memoria e si commette l’errore di “copincollare” da qualche altra parte. Ma non per questo si deve dedurre che la recesione sia fatta per dovere. Era puro piacere ed interesse spontaneo.

  6. vincent ha detto:

    Da riascoltare meglio, perchè si tratta di un disco prodotto molto bene, va ascoltato nello stereo, l’mp3 pialla tutto.
    Tuttavia mi sento già d’affermare che si tratta di un GRANDISSIMO DISCO che non nulla da invidiare ai due precedenti.
    Si continua considerare Funeral un disco perfetto, ma non lo è affatto, lo sembra a qualcuno persuaso dal fascino che gli deriva
    dall’essere stato mitizzato.
    In realtà come scrive Q Magazine “non ci sarà da stupirsi se qualcuno fra qualche anno considererà questo il loro classico”.
    La coesione qui è data dall’elemento narrativo: Butler si conferma liricista di livello, citando lo stile di Neil Young ci prende per mano e ci proietta in un mondo dando prova di fine talento visionario. Il disco è vario e intrigante, il suono è molto “spazioso” il che rende l’ascolto relativamente facile, nonostante il disco sia lunghino. I toni sono meno cupi e gli arangiamenti meno enfatici(erano per lo più opera di Owen Pallett). Scelta che condivido al 100%. Gli Arcade Fire oltre che una band di talento si rivelano un gruppo di persone intelligenti. Dopo due dischi abbastanza “oscuri” come Funeral e Neon Bible, che insistevano sul tema della morte, hanno capito che riproponendo la stessa identica forumala avrebbero rischiato l’autoparodia. Come Morrissey che a forza di autocommiserarsi è riuscito a guadagnarsi irriverenti imitazioni televisive nelle quali viene rappresentato come una specie di “iettatore”. Bravi.
    Un’opera che cresce ascolto dopo ascolto e in cui tutto assume significato in relazione al resto.
    Sono dei fuoriclasse.

  7. bianconimassimo ha detto:

    Mah, i pezzi di Funeral hanno uno stile molto più riconoscibile e personale…
    Ascoltavi un pezzo qualsiasi del disco ed era subito scontato che fossero loro, mentre qui ci sono alcuni brani veramente scialbi che potrebbero essere scritti da chiunque, in una parola, anonimi.
    Anche a livello melodico si poteva fare di più.

  8. vincent ha detto:

    Ah, perchè invece Neighborhood 4 (7 kettles) non è un normalissimo folk? Un’ elegia folk piuttosto dozzinale, ben arrangiata, ma niente di più. Andrew Bird di pezzi così ne ha scritti più o meno una cinquantina e la maggior parte sono molto migliori di 7 Kettles.
    Haiti la definirei “carina”, niente di speciale e In The Backseat una sega allucinante.

    Riassumo il mio pensiero su Funeral dando dei voti:

    1.Neighborhood #1 (Tunnels) 8
    2.Neighborhood #2 (Laïka) 9
    3.Une Année Sans Lumière 7
    4.Neighborhood #3 (Power Out) 8
    5.Neighborhood #4 (7 Kettles) 6
    6.Crown of Love 7,5
    7.Wake Up 7,5
    8.Haiti 6,5
    9.Rebellion (Lies) 8
    10.In the Backseat 6

  9. joyello ha detto:

    Come hai già avuto modo di leggere da me, sono totalmente in disaccordo e mi accodo a Q Magazine nel dire che è QUESTO il loro disco migliore.
    🙂

  10. bianconimassimo ha detto:

    Dai non è disaccordo totale, entrambi pensiamo che sia un bel disco, chi più chi meno…
    L’importante è ammettere che non è un brutto disco, i dischi brutti sono ben altri (generalmente basta guardare una qualsiasi classifica di vendita per trovarli).

    Comunque rispondo anche qui:

    “sarà con The Suburbs che Arcade Fire entreranno nella storia del rock”

    Beh, a mio avviso ci sono già entrati con Funeral e rimarrà quello il disco “cult”…basta dare un’occhio alle varie classifiche di fine decennio.
    Poi magari verranno ricordati ANCHE per questo, ma Funeral è già lì. Sicuramente questo farà il botto nelle chart, sia perchè in sto periodo escono pochi album e le vendite sono a livelli minimi, sia perchè è atteso da un numero enorme di persone, fan e non.

    P.S. la qualità non si giudica dallà “bontà” di scrittura, o dalla cura che ci si mette negli arrangiamenti ecc… ma anche da quello che un album riesce a dare alla musica di quel periodo storico. Un disco come Subrubs sinceramente, per quanto ben fatto, non aggiunge molto…

  11. Max Muto ha detto:

    Sulla recensione: se questo è uno dei migliori dischi dell’anno, allora siamo veramente a pezzi. Non so quanti ne ascolti, ma trovo almeno altri dieci lavori più riusciti di questo da gennaio ad oggi. Non vorrei sembrare saccente o che altro, ma guardando in giro mi pare che solo perchè si tratta di loro, il disco salti già di diritto nella top 5.

    Disco: mi ha lasciato per lo più indifferente, a tratti indolenzito per i 65 minuti di piattume. Scritto nella media, arrangiamenti iper saturi come al solito, non ricordo di essermi emozionato o aver strabuzzato gli occhi neanche una volta.
    Il punto non è se questo o “Funeral”, quanto che le stesse cose fatte all’infinito poi annoiano per forza. E qui manca anche la scrittura dei pezzi – dio mio sembrano tutti così simili, schitarrate, archi e cori…
    Unica nota positiva Sprawl II, che a saperlo avrei skippato direttamente fino alla penultima.

    E pensavo pure di andare a Bologna.. ma sto cazzo proprio.

    • bianconimassimo ha detto:

      Ciao!

      Guarda che “uno dei migliori” non vuol dire per forza top5…
      così su due piedi potrei dirti The National, Joanna Newsom, Flying Lotus, The Tallest Man on Earth, Beach House, Janelle Monáe…sono dischi che probabilmente valgono di più

      • simonebanti@interfree.it ha detto:

        ma siete pazzi? o fate apposta se non arrivate alla classe degli arcade fire mi dispiace per voi

  12. Max Muto ha detto:

    Ecco appunto!
    E parlando di altre uscite, si capisce la debacle di questo disco se si pensa che quello di owen pallet è stato davvero degno del suo nome..

  13. sarak ha detto:

    non capisco come si possa fare una recensione dopo un paio di ascolti… bohhh!!!

    Io che li adoro dalla prima ora, ho adesso l’ennesima conferma che gli Arcade sono attualmente la più grande band nata in questo millennio. Geniali! Solo chi ha tanta sicurezza e tanto manico può permettersi di sfornare tre album di tale portanza e così “diversi” l’uno dall’altro. E chi non li ha mai visti dal vivo farebbe meglio a tacere prima di criticare. Di concerti ne vedo tanti e come loro ne ho visti davvero pochi.
    harva ludim

    p.s.:
    Max Muto… ascolto di media un centinaio di dischi all’anno ed ovviamente mi soffermo solo su pochi ed altri li lascio al primo ascolto o quasi. Album migliori? Non sono affatto della tua idea… e comunque sarà il tempo a parlare. Come con “Funeral”… molti miei amici (tra cui musicisti e critici musicali) pensavano agli Arcade come una meteora… ora andranno a Bologna. Stop!!!

    roco

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  16. Nico Carlucci ha detto:

    Spesso, chi ascolta la musica in Italia non è in linea con quanto assapora e emoziona il Mondo. E sapete perhé? Perché manca il modello culturale d’oltralpe, per cui il provincialismo domina potente. La critica della musica in Italia è fatta da polverose orecchie marxiste. Questo è il punto, ahimé! The Suburns degli “Arcade Fire” è un’opera grande che sa di creatività e di lirismo.
    Concordo con “Q. Magazine” che decodifica ciò che diventa un “classico”. Ciò viene fatto da esso anche per “The Suburns”

  17. Nico Carlucci ha detto:

    Corrego il mio errore di spelling “The Suburbs”.

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